lunedì 15 ottobre 2012

Dissuasori a Venezia


I dissuasori a Venezia hanno poco a che vedere con quelli della terraferma. I dissuasori a Venezia furono impiegati fin dall'epoca della Serenissima per tutt'altro scopo rispetto a quello concepito attualmente in terraferma, ossia far ridurre la velocità ai conducenti di veicoli. I dissuasori in città erano spesso in marmo (vedi foto) e più raramente in metallo. Comunque il loro uso era duplice, venivano applicati agli angoli delle strade (o dove vi fossero delle sporgenze) sia per scoraggiare le persone dal fare la pipì, che dal tendere un agguato ai passanti che sopraggiungevano. 
Non va dimenticato che Venezia di notte, all'epoca della Repubblica, era una città molto buia. Vi erano per strada dei lumi ad olio, specialmente sui "capitelli", ma essi non erano sufficienti per rischiarare tutte le calli della città. Ogni notte avvenivano in centro storico delle aggressioni per rapina e degli omicidi che erano favoriti dal buio che lo avvolgeva. Le persone benestanti dopo il calar della sera si facevano quindi accompagnare per strada da un personaggio che sorreggeva una lanterna avanti a loro, chiamato "el còdega". La gente comune invece doveva affidarsi troppo spesso alla buona sorte e camminare verso i lumi ad olio di cui abbiamo accennato prima. Da quando a Venezia è stata introdotta l'illuminazione elettrica lo scopo dei dissuasori è stato rivolto solo ad evitare che persone senza troppi scrupoli facessero i loro "bisogni" in luoghi appartati. Nella prima foto possiamo vedere ben tre dissuasori posti su angoli del Sotoportego del Forner e del Rio Terà Secondo, nel sestiere di San Polo. Nella seconda immagine notiamo la simpatica ed eloquente segnaletica che dei residenti hanno appeso presso uno di quei dissuasori. Siamo convinti che se tutte le persone al giorno d'oggi avessero un minimo di senso civico (e di pudore), queste misure preventive sarebbero inutili.



6 commenti:

Sergio ha detto...

Il governo veneziano vedeva di buon occhio la creazione di capitelli sacri nei "sottoporteghi" e nelle calli in modo che quei luoghi erano sempre illuminati da lumi ad olio e da candele votive. Mi sembra che a Venezia ci siano oltre 300 capitelli.

Gianfranco Dall'Omo ha detto...

Quand'ero ragazzino facevo sempre la pipì per strada, nelle calli o nei rii. Bisognava che il comune provvedesse a mettere più urinatoi che oggi sono scomparsi. Per andare al bagno pubblico costa caro, costa meno andare al bar a bere un caffè e si risparmia. A Mestre addirittura non esistono bagni pubblici. Per farsi la tessera da usufruire il bagno pubblico gratuitamente bisogna andare a Santa Chiara, perché non in qualsiasi posto Veritas? Perché non creano altri uffici dove si può rinnovare quella tessera? Altro che dissuasori il comune faccia le cose meglio. Gianfranco Dall'Omo

marshall ha detto...

Fausto,
quindi i diffusori della foto sono vicini alla casa di Aldo Manuzio. A proposito del quale in questo post ci sono tue foto e il tuo filmato caricato su YouTube sulla casa di Manuzio.

marshall ha detto...

Dato che non lo prende, provo a rifare il link di cui sopra:
Aldo Manuzio.

Arial ha detto...

divertente :)))

Elio ha detto...

Sono più propenso per la dissuasione all'aggressione perché, non solo allora, ma anche oggi, ci sono molte persone che fanno pipì, come dici tu, in ogni luogo e non parlo solo di Venezia. Buonanotte.

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